Ripristino Motorio

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La correzione della disfunzione di movimento spesso rende
necessario rivedere alcuni degli schemi più primitivi radicati
nell’approccio del esercizio correttivo.

- Evan Oscar

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Dai alle articolazioni ciò di cui hanno bisogno? Come fai a “nutrire” il tuo movimento?

Il nostro corpo porta una storia di vita, un processo costruttivo di effetti interni ed esterni all’interno del processo del nostro sviluppo motorio.

Nel corso del tempo, cambiamo la funzionalità del nostro corpo in molti modi, disattivando i nostri schemi di movimento originali nel nostro cervello, costruendo nuove esperienze motorie. 

Spesso, i cambiamenti non sono vantaggiosi. Noi memorizziamo nuovi standard a causa di attività lavorative o sedentarismo, che, sommati all’aumento della tecnologia e dell’automazione, limitano ulteriormente la nostra necessità di muoversi correttamente.

Non abbiamo bisogno di molte teorie per immaginare il nostro attuale stato di squilibrio e disfunzione.

Ogni movimento che facciamo è il risultato della nostra interazione con l’ambiente e del nostro repertorio motorio.

Come individui siamo responsabili di tutti gli aspetti intrinseci del movimento, come il controllo biomeccanico, le reazioni fisiologiche e le reazioni neuromuscolari.

Il controllo di tutti questi aspetti è memorizzato nel nostro sistema nervoso centrale come una rappresentazione interna dei movimenti e riguarda il modo in cui ci muoviamo e sono direttamente correlati alla nostra quantità e qualità delle risorse motorie.

Spetta a noi, il difficile compito di comprendere che siamo molto più responsabili di ciò che accade al nostro sistema muscolo-scheletrico rispetto ai fattori ereditari o di altro tipo.

Una pratica che raccomanderemo è la sfida di sentire e comprendere il bisogno che il tuo corpo sta cercando di mostrarti. C’è qualche attività in cui ti senti limitato? Nella tua routine, sia nel contesto di sport ad alte prestazioni o attività della vita quotidiana, come nutrire il tuo gatto o giocare con il tuo bambino, ti senti davvero il capo dei tuoi movimenti?

Sappiamo che per molti anni il mondo ha parlato di movimento.

Ma comprendiamo davvero la QUALITÀ con cui ci muoviamo?

La linea di base del ragionamento per comprendere la funzionalità del nostro corpo secondo la teoria “articolazione per articolazione” è semplice.

 Va notato che innumerevoli altri fattori, come la respirazione (un atto considerato banale dalla maggior parte delle persone) e il nostro sistema miofasciale, contribuiscono in modo esponenziale all’integrazione del nostro corpo.

Ogni articolazione ha una funzione principale, che si tratti di mobilità o stabilità. E ciò che dobbiamo prima capire è che quando un’articolazione non esegue la sua corretta funzione per cui è stata designata all’interno della biomeccanica del nostro corpo, altre articolazioni cambieranno la loro funzione principale per aiutare quella povera articolazione, innescando così una sorta di effetto domino e del caos all’interno dello standard di movimento originali.

Ed è lì, all’interno di questo scenario di base dello squilibrio articolare, che troviamo molte patologie innescate da disturbi disfunzionali. 

il problema è che la maggior parte del “fitness tradizionale” di solito lavora soltanto sugli aspetti estrinseci del movimento e sulla varietà e quantità di esercizi, ma non tiene conto anche delle qualità interiori dell’individuo come fattore importante per una buona esecuzione del movimento.

Se poniamo un sovraccarico durante un squat in un individuo che ha difficoltà a dissociare la flessione dell’anca dalla flessione lombare, possiamo aumentare la compressione dei dischi intervertebrali e aumentare significativamente il rischio di lesioni.

Un’altro esempio è se aumentiamo la velocità della corsa in un individuo incapace di evitare il tilt pelvico laterale, di conseguenza aumentiamo anche il rischio di lesioni alle strutture dell’anca e delle ginocchia.

La buona notizia, e forse quella che tutti vogliono sentire, è che il movimento e il corretto funzionamento di ogni articolazioni, nella maggior parte dei casi, possono essere recuperati. Sì, recuperati, perché sono sempre esistiti.

In tale contesto, possiamo citare altra volta lo squat, per esempio. Questo schema di movimento ha fatto parte della nostra crescita e sviluppo nella prima infanzia come una fase di transizione dal pavimento alla posizione eretta. È sempre stato lì, noi che non lo abbiamo più usato.

Poiché lo squat non è più necessario all’interno delle nostre routine quotidiane, il cervello interpreta che il movimento non è più utile e di conseguenza questo schema motorio finisce per essere adattato a questi nuovi bisogni non funzionali. 

Se un particolare schema non viene più usato correttamente da noi, le informazioni su quel movimento sono “dimenticate” dal nostro sistema nervoso centrale.

Le informazioni in rispetto a questo movimento diventano scarse e compromesse. Quel modello motorio, che una volta era perfetto, diventa come una strada abbandonata nel nostro cervello dove gli stimoli motori non passano più.

Il riscatto dei movimenti avviene possibile con l’invio di messaggi progressive e graduali al nostro cervello dicendo che questi movimenti esistono. 

Ora sei tu che hai il controllo. 

Il nostro cervello è plastico, cioè, adattabile e può essere modellato da uno stimolo. Il sistema nervoso è in grado di fare molto più di quanto ci crediamo. 

Apprendimento motorio, riacquisto di forza, stabilità, consapevolezza del movimento, attraverso pratiche di movimento mirate e specifiche per il riscatto di schemi motori sani.

Un lavoro possibile, pianificato, impegnativo e importante, con risultati ottimi.

L’allenamento funzionale è scienza! E non dobbiamo dimenticare l’estetica per raggiungere questi obiettivi più complessi. La prospettiva funzionale consente di raggiungere tutti gli obiettivi tradizionali come dimagrimento o ipertrofia, ma sempre all’interno di questo approccio funzionale.

La chiave è la prevenzione e la priorità dei movimenti, non solo i muscoli. 

Buon allenamento!

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